
Il 16 marzo 1978 rappresenta una delle date simbolo della storia italiana, forse la più importante del dopoguerra.
Quel giorno di 45 anni fa in Via Fani, con il rapimento dell’On. Aldo Moro, il corso della vicenda politica e istituzionale dell’Italia è cambiato. Come per i grandi passaggi epocali: esisterà un prima e un dopo.
Un tempo è finito e un altro non è mai cominciato.
Il crepitio dei colpi di arma da fuoco sparati sugli uomini della scorta, i cinquantacinque giorni di prigionia fatti di inganni, inefficienze e depistaggi, il ritrovamento del cadavere di Aldo Moro a metà strada tra Piazza del Gesù e Via delle Botteghe Oscure, segnano la fine di un grande disegno politico che doveva più largamente portare ad una seconda fase della storia repubblicana ed ecco che invece celebrano la fine della prima Repubblica e l’immagine dei funerali senza spoglia ne sono l’espressione più eloquente e plastica.
“Se fosse possibile dire: saltiamo questo tempo e andiamo direttamente a questo domani, credo che tutti accetteremmo di farlo, ma, cari amici, non è possibile; oggi dobbiamo vivere, oggi è la nostra responsabilità. Si tratta di essere coraggiosi e fiduciosi al tempo stesso, si tratta di vivere il tempo che ci è stato dato con tutte le sue difficoltà… Camminiamo insieme perché l’avvenire appartiene in larga misura ancora a noi.” così ricorda un passaggio fondamentale del discorso tenuto da Aldo Moro ai gruppi parlamentari DC il 28 Febbraio 1978.
«Ma a un certo punto, istintivamente, ci si volta indietro e si vede che un cancello è stato sprangato alle nostre spalle, chiudendo la via del ritorno. Allora si sente che qualche cosa è cambiato, il sole non resta più immobile ma si sposta rapidamente … si capisce che il tempo passa e che la strada un giorno dovrà pur finire» .
(da Il deserto dei Tartari di Dino Buzzati)
Nella speranza di terminare questa “infinita transizione” e cominciare un tempo nuovo.
Contributo del Sindaco, Daniele Saltarelli
in occasione del 45° anniversario del rapimento di Aldo Moro